Dott.ssa Donatella Palazzo, Psicologa
Meno fragili, combattive, attive e versatili in famiglia e sul lavoro, attente con i figli, con il marito e verso i genitori non più giovanissimi. E' questo il ritratto della donna di oggi!
Le donne vissute nel Medio Evo erano deboli sia a livello fisico che psichico: dovevano prendersi cura della casa e della famiglia, procreare figli sani e magari maschi, e questo era imposto con pressione psicologica e dall'ignoranza che ciò non poteva dipendere da esse.
Oggi sono organizzate e indipendenti, proiettate al raggiungimento degli obiettivi personali e professionali, e si muovono nel mondo sicure di sé e interessate verso ciò che le circonda.
Purtroppo, possono crollare e mettere in atto meccanismi di paura quando subiscono abusi e/o violenza.
Esiste una differenza tra trauma, abuso e maltrattamento. Il trauma si riferisce ad un evento che turba lo stato psicologico della vittima, perché improvviso e violento; nell'abuso, chi subisce è costretto e non consapevole delle proprie azioni; il maltrattamento è, invece, riferibile a eventi continui e ripetuti nel tempo.
Questi sono atti di violenza contro le donne, cioè qualsiasi azione di violenza fondata sull'appartenenza sessuale che comporta o potrebbe portare danni o sofferenza fisica, sessuale o psicologica.
Le donne abusate sviluppano sfiducia in sé e sentimenti di colpa, per cui si tende a pensare di non meritare altro; spesso, il contesto familiare e sociale non sostengono nell'atto di denunciare il carnefice per mantenere una sorta di“ordine sociale”, per vergogna e timore di giudizi.
Paura, angoscia, ansia e senso di vulnerabilità sono alcune emozioni che la donna abusata prova. Non può dimenticare, è difficile, ma il sostegno di associazioni che si avvalgono di psicologi, avvocati, counselor e operatori sociali è necessario per rielaborare, superare e rimuovere il trauma.
Queste differenti figure, operanti in associazioni che supportano le donne in relazione alle loro esigenze, si fanno carico del dolore e del malessere, condividendo con il paziente/utente il trauma, attraverso empatia e ascolto attivo.
La vittima ha bisogno di parlare e raccontare l'accaduto, per scaricare l'ansia e la disperazione dovuta alla minaccia fisica, alla paura della morte e alla mancanza di sicurezza che sta sperimentando.
La donna abusata va ascoltata per capirne le sensazioni, senza fornire soluzioni ma permettendo l'elaborazione del suo vissuto. Ricostruire quella base sicura della teoria di John Bowlby, per consentire alla persona di affacciarsi al mondo e alla quale ritornare, sapendo di essere il benvenuto in caso di tristezza e spavento.
I passaggi del percorso di uscita dalla violenza sono:
- acquisire senso di sicurezza e autorizzarsi a scegliere;
- riconoscerre le risorse personali, le forze e aumentare l'autostima;
- rivedere la storia del trauma in un ambiente protetto;
- ritornare ad avere una vita sociale e relazionale basata sullo scambio reciproco.
Il sostegno deve centrarsi sul rispetto e sulla centralità del potere decisionale della donna abusata; l'intervento è finalizzato all'attivazione della gestione della vita della donna che va formando una nuova identità.
Meno fragili, combattive, attive e versatili in famiglia e sul lavoro, attente con i figli, con il marito e verso i genitori non più giovanissimi. E' questo il ritratto della donna di oggi!
Le donne vissute nel Medio Evo erano deboli sia a livello fisico che psichico: dovevano prendersi cura della casa e della famiglia, procreare figli sani e magari maschi, e questo era imposto con pressione psicologica e dall'ignoranza che ciò non poteva dipendere da esse.
Oggi sono organizzate e indipendenti, proiettate al raggiungimento degli obiettivi personali e professionali, e si muovono nel mondo sicure di sé e interessate verso ciò che le circonda.
Purtroppo, possono crollare e mettere in atto meccanismi di paura quando subiscono abusi e/o violenza.
Esiste una differenza tra trauma, abuso e maltrattamento. Il trauma si riferisce ad un evento che turba lo stato psicologico della vittima, perché improvviso e violento; nell'abuso, chi subisce è costretto e non consapevole delle proprie azioni; il maltrattamento è, invece, riferibile a eventi continui e ripetuti nel tempo.
Questi sono atti di violenza contro le donne, cioè qualsiasi azione di violenza fondata sull'appartenenza sessuale che comporta o potrebbe portare danni o sofferenza fisica, sessuale o psicologica.
Le donne abusate sviluppano sfiducia in sé e sentimenti di colpa, per cui si tende a pensare di non meritare altro; spesso, il contesto familiare e sociale non sostengono nell'atto di denunciare il carnefice per mantenere una sorta di“ordine sociale”, per vergogna e timore di giudizi.
Paura, angoscia, ansia e senso di vulnerabilità sono alcune emozioni che la donna abusata prova. Non può dimenticare, è difficile, ma il sostegno di associazioni che si avvalgono di psicologi, avvocati, counselor e operatori sociali è necessario per rielaborare, superare e rimuovere il trauma.
Queste differenti figure, operanti in associazioni che supportano le donne in relazione alle loro esigenze, si fanno carico del dolore e del malessere, condividendo con il paziente/utente il trauma, attraverso empatia e ascolto attivo.
La vittima ha bisogno di parlare e raccontare l'accaduto, per scaricare l'ansia e la disperazione dovuta alla minaccia fisica, alla paura della morte e alla mancanza di sicurezza che sta sperimentando.
La donna abusata va ascoltata per capirne le sensazioni, senza fornire soluzioni ma permettendo l'elaborazione del suo vissuto. Ricostruire quella base sicura della teoria di John Bowlby, per consentire alla persona di affacciarsi al mondo e alla quale ritornare, sapendo di essere il benvenuto in caso di tristezza e spavento.
I passaggi del percorso di uscita dalla violenza sono:
- acquisire senso di sicurezza e autorizzarsi a scegliere;
- riconoscerre le risorse personali, le forze e aumentare l'autostima;
- rivedere la storia del trauma in un ambiente protetto;
- ritornare ad avere una vita sociale e relazionale basata sullo scambio reciproco.
Il sostegno deve centrarsi sul rispetto e sulla centralità del potere decisionale della donna abusata; l'intervento è finalizzato all'attivazione della gestione della vita della donna che va formando una nuova identità.